Come Aumentare la Retribuzione dei Dipendenti Senza Aumentare i Contributi?
In un contesto economico in cui il cuneo fiscale continua a pesare come una zavorra sulle imprese italiane, molti imprenditori si pongono una domanda cruciale: è possibile aumentare la retribuzione dei propri dipendenti senza incrementare anche i costi contributivi?
La risposta è sì. Esistono strumenti legali, efficaci e già utilizzati con successo da molte PMI italiane, che consentono di gratificare i collaboratori senza incidere eccessivamente sul bilancio aziendale.
Il problema: il cuneo fiscale
Quando si parla di aumento di stipendio, si entra inevitabilmente nel territorio del cuneo fiscale. Questo termine indica la differenza tra quanto spende un imprenditore per un dipendente e quanto effettivamente finisce nelle tasche del lavoratore.
Per capirci: se un datore di lavoro spende 2.500 euro al mese per un dipendente, quest’ultimo potrebbe riceverne solo 1.500 netti. Il resto se ne va in tasse e contributi. Un sistema che lascia scontenti entrambi: il datore di lavoro, che spende tanto, e il lavoratore, che percepisce poco.
Molti imprenditori, scoraggiati da questo scenario, si rifugiano in soluzioni borderline (come rimborsi fittizi o peggio, pagamenti in nero), esponendo però l’azienda a gravi rischi fiscali e legali.
La buona notizia è che ci sono alternative lecite e intelligenti. Vediamole insieme.
1. Buoni pasto: pratici, esentasse e apprezzati
I buoni pasto sono uno strumento semplice, immediato e molto apprezzato dai lavoratori. Possono essere emessi in formato cartaceo o digitale (consigliamo quest’ultimo) e non sono soggetti a tassazione fino a 8 euro al giorno.
➡️ Vantaggi:
- Esenti da contributi INPS e imposte fino al limite di legge;
- Spendibili per la spesa, ristoranti, take away, delivery;
- Non incidono sullo stipendio lordo.
💡 Quanto valgono?
8 euro al giorno possono tradursi in circa 160-170 euro al mese, netti, per ciascun dipendente. Un vantaggio reale senza costi aggiuntivi per l’azienda.
2. Welfare aziendale: flessibile, strategico e potente
Il welfare aziendale è uno strumento sempre più diffuso tra le PMI che vogliono premiare i dipendenti con benefit non monetari ma di alto valore.
Funziona così: l’azienda assegna un budget annuale su una piattaforma welfare, e il lavoratore può scegliere come spenderlo, in base alle proprie esigenze.
5 esempi concreti di utilizzo:
- Spese scolastiche: rette per nido, pre/post scuola, libri, tasse universitarie, gite scolastiche;
- Vacanze: viaggi, hotel, pacchetti vacanza, anche per weekend;
- Mutuo e finanziamenti: pagamento parziale degli interessi passivi;
- Corsi di formazione: anche extra-lavorativi (es. lingue, informatica, ballo, ecc.);
- Assistenza sanitaria: visite specialistiche, dentistica, check-up, oculistica.
➡️ Vantaggi:
- Totale esenzione da contributi e imposte fino a un certo tetto (normato annualmente);
- Aumento reale del potere d’acquisto del lavoratore;
- Personalizzazione in base alle reali esigenze del team.
Un esempio pratico
Immaginiamo un dipendente con uno stipendio di 1.200 euro netti. L’azienda vorrebbe premiarlo con un aumento di 100 euro al mese.
🔴 Modalità tradizionale:
- Il costo per l’azienda salirebbe a circa 180 euro al mese, considerando il cuneo fiscale;
- Il dipendente riceverebbe poco più della metà.
🟢 Con il welfare aziendale:
- L’azienda carica 100 euro al mese sulla piattaforma (1.200 euro all’anno);
- Il lavoratore utilizza l’intero importo, ad esempio per una vacanza o una visita medica;
- Zero tasse per entrambi. Il dipendente ottiene un beneficio reale, e lo stipendio rimane intatto.
Conclusione: gratificare i dipendenti è possibile (anche senza sprecare risorse)
Buoni pasto e welfare aziendale sono strumenti legali, semplici da attivare e altamente efficaci per premiare i dipendenti senza incidere negativamente sui costi aziendali.
Utilizzarli significa:
- Motivare il personale con vantaggi concreti;
- Ottimizzare il budget del lavoro;
- Creare un clima aziendale più sereno e fidelizzante.
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