Enti Bilaterali: cosa sono davvero e come possono far risparmiare la tua azienda
Quando si parla di enti bilaterali, la maggior parte degli imprenditori ne ha solo un’idea vaga: “Quelli che rimborsano le visite mediche o i libri scolastici ai dipendenti”. Ma la verità è che, se ben compresi e utilizzati, possono trasformarsi in uno strumento strategico per ridurre i costi aziendali, ottenere servizi utili e diminuire il rischio di sanzioni.
Cosa sono gli enti bilaterali?
Un ente bilaterale è un organismo composto da rappresentanti dei lavoratori (i sindacati) e dei datori di lavoro. Nasce con l’obiettivo di migliorare i rapporti tra le parti, offrendo servizi concreti alle aziende e ai dipendenti.
Questi enti vengono solitamente istituiti dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) e svolgono funzioni di supporto, come:
- Formazione professionale
- Servizi di welfare
- Assistenza contrattuale
- Iniziative per la sicurezza sul lavoro
- Sostegni al reddito
Il loro funzionamento è finanziato principalmente dalle imprese, con un piccolo contributo talvolta a carico dei lavoratori.
Quali tipologie di enti esistono?
Esistono diversi tipi di enti bilaterali, ognuno con finalità specifiche:
- Enti bilaterali “puri”
Previsti direttamente dal contratto collettivo, offrono servizi sia alle imprese che ai dipendenti. - Fondi sanitari integrativi
Offrono prestazioni sanitarie aggiuntive (oculista, dentista, check-up). - Fondi interprofessionali
Si occupano esclusivamente della formazione, spesso finanziando corsi per i lavoratori. - Fondi di solidarietà bilaterale
Gestiscono forme di integrazione salariale (simili alla cassa integrazione) dove non è prevista copertura statale. - Cassa Edile
Un ente bilaterale con poteri pubblici, dedicato al settore dell’edilizia.
L’ente bilaterale è obbligatorio?
Dipende dal contratto collettivo applicato in azienda. Se il CCNL prevede l’iscrizione a un ente bilaterale, allora il datore di lavoro ha due alternative:
- Versare il contributo all’ente bilaterale.
- Pagare un’indennità sostitutiva al dipendente, che può arrivare fino a 40 euro al mese per 13 o 14 mensilità. Un’opzione spesso più costosa del contributo stesso.
Chi non fa né l’una né l’altra cosa, rischia sanzioni importanti: in caso di ispezione, l’azienda può essere obbligata a versare arretrati fino a 5 anni indietro, oltre ai contributi correlati.
Quattro strade per l’imprenditore
Se sei un imprenditore e vuoi metterti in regola (e magari risparmiare), ecco le opzioni a tua disposizione:
- Pagare l’indennità sostitutiva prevista dal CCNL, se disponibile.
- Non aderire all’ente, ma garantire in autonomia servizi equivalenti ai dipendenti (teoricamente possibile, ma spesso poco pratico e costoso).
- Aderire all’ente bilaterale previsto dal CCNL.
- Scegliere un ente bilaterale alternativo, più efficiente e trasparente, rispettando comunque gli obblighi contrattuali.
Questa ultima opzione è particolarmente interessante: molti imprenditori aderiscono da anni a enti bilaterali “storici” che non offrono nulla in cambio. Con un’analisi accurata, è possibile individuare alternative più efficaci.
Un caso concreto: 4.000 euro buttati via ogni anno
Una carrozzeria con 20 dipendenti spendeva circa 4.000 euro l’anno in contributi all’ente bilaterale, senza aver mai ricevuto un servizio in cambio. Dopo una consulenza mirata, ha scelto un ente alternativo, dimezzando la spesa e ottenendo formazione, servizi di welfare e consulenza HR. Un esempio lampante di come informarsi possa fare la differenza.
Il falso mito: “non posso scegliere l’ente bilaterale”
È falso. Non esiste una norma che imponga all’azienda di aderire a un singolo ente specifico, purché vengano rispettate le condizioni del contratto collettivo. La libertà sindacale garantita dalla Costituzione si applica anche a queste scelte.
In conclusione
Gli enti bilaterali possono sembrare una tassa in più, ma con le giuste scelte diventano un’opportunità. Possono aiutarti a:
- Ridurre i costi
- Aumentare i servizi per te e i tuoi dipendenti
- Evitare sanzioni e vertenze
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