Standard di Prestazione e Licenziamento: Come Gestirli in Modo Corretto con il Regolamento Aziendale
Nel mondo delle piccole e medie imprese, le performance dei collaboratori non sono solo una questione di produttività interna, ma hanno un impatto diretto sul rapporto con i clienti e sulla reputazione dell’azienda. È proprio partendo da questo scenario che nasce la domanda posta da Andrea, titolare di un’agenzia di servizi con una ventina di collaboratori:
“Posso licenziare un dipendente per giusta causa se non raggiunge determinati standard di performance, come ad esempio la soddisfazione dei clienti o la continuità delle collaborazioni?”
Una domanda tanto concreta quanto delicata. Vediamo insieme come affrontarla in modo corretto, evitando rischi legali e allo stesso tempo tutelando l’efficienza dell’azienda.
Le tre cause principali di licenziamento
In Italia, un datore di lavoro può licenziare un dipendente per tre motivazioni principali:
- Giustificato motivo oggettivo: legato a ragioni organizzative o economiche (es. calo del fatturato, riorganizzazione interna).
- Giustificato motivo soggettivo: riguarda comportamenti del dipendente non conformi, ma non così gravi da interrompere il rapporto senza preavviso (ritardi frequenti, scarsa qualità del lavoro, ecc.).
- Giusta causa: quando il comportamento del lavoratore è talmente grave da rompere il rapporto di fiducia (es. furto, insulti gravi, concorrenza sleale).
Nel caso citato da Andrea, non si parla di assenze o violazioni gravi, ma piuttosto di performance insufficienti rispetto agli standard aziendali. In questo contesto, la casistica applicabile è quella del giustificato motivo soggettivo.
È possibile licenziare un dipendente che non raggiunge gli obiettivi?
Sì, è possibile. Ma è fondamentale seguire un percorso chiaro e documentato per dimostrare oggettivamente il mancato rispetto degli standard minimi.
Come fare?
Lo strumento più utile in questi casi è il regolamento aziendale.
Il regolamento aziendale: uno strumento semplice ma potente
Il regolamento aziendale è un documento interno in cui l’azienda può definire:
- Le regole di comportamento e organizzazione interna;
- Gli standard minimi di lavoro attesi;
- Gli obiettivi di performance per ruolo o reparto;
- Le conseguenze del mancato rispetto di tali standard.
Includere nel regolamento criteri chiari e misurabili – come ad esempio la puntualità, il rispetto delle scadenze, la qualità del servizio o i feedback dei clienti – consente di creare una base oggettiva su cui fondare eventuali contestazioni o provvedimenti disciplinari.
Questo non solo aiuta a tutelare l’imprenditore in caso di licenziamento, ma contribuisce anche a creare trasparenza e chiarezza nel rapporto di lavoro.
Come redigere un regolamento efficace
Ecco alcuni consigli pratici:
- Adatta il regolamento ai diversi ruoli aziendali: le aspettative per un commerciale saranno diverse da quelle per un tecnico o un amministrativo.
- Definisci indicatori misurabili, non generici. Es. “Rispetto del 95% delle scadenze mensili” è meglio di “Essere puntuale”.
- Comunicalo chiaramente ai dipendenti e fai firmare la presa visione.
- Aggiornalo periodicamente, soprattutto se l’azienda evolve o cambiano i processi.
Conclusioni: tutela e responsabilità per entrambe le parti
Stabilire standard di lavoro e legarli a un regolamento interno rappresenta una forma di prevenzione utile e legittima, che consente di gestire i rapporti con maggiore consapevolezza. Il licenziamento per scarso rendimento non è un tabù, ma va gestito con criteri oggettivi, documentati e comunicati per tempo.
Se gestito correttamente, questo approccio:
- riduce il rischio di vertenze;
- migliora la performance media dei collaboratori;
valorizza la meritocrazia e la trasparenza all’interno dell’azienda.
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