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Quattro tipi di retribuzione esentasse: come aumentare lo stipendio dei tuoi dipendenti senza aumentare il costo aziendale.

Quattro tipi di retribuzione esentasse: come aumentare lo stipendio dei tuoi dipendenti senza aumentare il costo aziendale.

 

Molte aziende, in particolare le piccole e medie imprese, si trovano spesso a dover affrontare una sfida importante: come aumentare lo stipendio netto dei propri dipendenti senza che ciò comporti un aumento significativo dei costi aziendali. La difficoltà sta nel fatto che gli incrementi salariali tradizionali comportano un aggravio delle spese fiscali e contributive, aumentando così il costo lordo per l’azienda.

Tuttavia, esistono strumenti esentasse che consentono di aumentare il netto in busta paga senza far lievitare il costo complessivo per l’impresa. Questi strumenti, pur essendo poco conosciuti, sono molto efficaci. L’utilizzo di questi metodi permette di risparmiare oltre il 50% rispetto a un aumento salariale tradizionale, ottimizzando il budget aziendale e migliorando al contempo la soddisfazione e la produttività dei dipendenti..

Il calcolo del costo aziendale

Per comprendere quanto costa realmente un aumento salariale, bisogna considerare non solo la cifra netta che si vuole garantire al dipendente, ma anche le voci aggiuntive che gravano sul budget aziendale, come i contributi previdenziali e le imposte sul reddito. Questi fattori, infatti, fanno lievitare il costo effettivo di un aumento e,  senza una pianificazione adeguata, possono compromettere il bilancio dell’azienda.

Per semplificare questo calcolo, utilizziamo il coefficiente di 2,3, che consente di stimare rapidamente il costo aziendale complessivo, tenendo conto di contributi, imposte e altre spese accessorie legate alla retribuzione.

Esempio pratico:

Se si desidera  garantire un netto di 600 euro al dipendente, applicando il coefficiente 2,3, il costo totale per l’azienda sarà di 1.380 euro. In altre parole, l’azienda dovrà spendere 1.380 euro per garantire 600 euro netti al dipendente, considerando tutte le imposte e i contributi obbligatori.

 

4 metodi esentasse per incrementare il netto in busta paga senza aumentare il costo complessivo aziendale:

 

  1. Fringe Benefits: benefici economici reali in busta paga

 

I fringe benefits sono un modo efficace per aumentare il netto in busta paga dei dipendenti senza aumentare il costo aziendale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si tratta di vantaggi teorici o solo accessori, ma di somme effettive che vengono riconosciute al dipendente nella busta paga, senza  gravare ulteriormente sui costi fiscali o contributivi per l’azienda.

Questi benefici sono esentasse sia per il dipendente che per l’azienda, che non dovrà sostenere oneri aggiuntivi rispetto al valore nominale.  I fringe benefits possono essere destinati a varie spese sostenute dai dipendenti nella loro vita quotidiana, come rimborsi per spese domestiche o altri costi personali. È importante che questi benefici siano correttamente documentati per evitare problematiche con l’Amministrazione fiscale.

Esempio pratico:

Se un’azienda decide di destinare 1.000 euro (cifra stabilita per gli anni 2025-2027) come fringe benefit per ciascun dipendente, questo importo sarà erogato direttamente nella busta paga del lavoratore senza alcuna trattenuta fiscale o contributiva. L’azienda avrà un costo di 1.000 euro, ma per il dipendente tale somma sarà completamente netta, senza prelievo fiscale.

 

  1. Buoni Pasto: un metodo semplice e vantaggioso

 

I buoni pasto sono un altro strumento molto utilizzato dalle aziende per incrementare il potere d’acquisto dei dipendenti senza aumentare il carico fiscale. Pur non essendo “soldi” propriamente detti, i buoni pasto sono accettati in numerosi esercizi commerciali e hanno una spendibilità molto simile a quella del denaro.

Dal punto di vista fiscale, i buoni pasto sono completamente esentasse per il lavoratore fino a un valore di 8 euro al giorno (se erogati in formato cartaceo o elettronico). Inoltre, per l’azienda non ci sono costi aggiuntivi rispetto al valore nominale dei buoni, rendendo questo strumento estremamente conveniente sia per i dipendenti che per l’impresa.

Esempio pratico:

Se un’azienda fornisce buoni pasto da 8 euro al giorno per 20 giorni lavorativi al mese, il costo aziendale annuo per ogni dipendente sarà di 1.920 euro, senza che ciò incida su tasse o contributi previdenziali. Il lavoratore, percepirà il valore del buono pasto senza alcuna trattenuta fiscale.

 

  1. Trasferte e Rimborsi chilometrici: un’opportunità per ottimizzare la retribuzione

 

Le trasferte possono rappresentare un altro strumento molto vantaggioso per le aziende. Secondo la normativa, i dipendenti che svolgono attività lavorativa fuori dal comune della sede aziendale in cui abitualmente lavorano, possono usufruire di un’indennità giornaliera esentasse fino a 46 euro al giorno. È fondamentale sottolineare che per poter usufruire di questa esenzione, le trasferte devono essere effettive e documentate, e non vanno applicate arbitrariamente.   

Questo strumento permette alle aziende di ridurre il carico fiscale sui dipendenti offrendo loro  una retribuzione aggiuntiva senza aumentare i costi  aziendali.

Esempio pratico:

Immagina una segretaria che durante l’orario di lavoro si sposta dal comune della sede aziendale per svolgere una commissione di lavoro, come andare dal commercialista, ritirare documenti o incontrare un cliente. Queste attività, se effettuate al di fuori del comune della sede aziendale, rientrano sotto la normativa delle trasferte.

E così, supponiamo che  un dipendente compie almeno due trasferte al mese, con un’indennità giornaliera di 46 euro. Se  il dipendente compie 10 trasferte all’anno, l’azienda spenderà circa 900 euro all’anno per coprire le trasferte, senza  alcun costo aggiuntivo per imposte o contributi .

Se il dipendente utilizza la propria automobile per le trasferte, l’azienda può riconoscere rimborsi chilometrici, stabiliti annualmente dalle tabelle ACI, esentasse fino a un certo importo, a condizione che vengano utilizzati per scopi lavorativi.

Esempio pratico:

Supponiamo che un dipendente utilizzi la propria automobile per almeno due trasferte al mese, per un totale di 24 trasferte annuali. In base al rimborso chilometrico stabilito dall’ACI, l’azienda può spendere circa 600 euro all’anno, senza aumentare il carico fiscale o contributivo.

 

  1. Welfare Bilaterale: Sfrutta gli Enti Bilaterali per Riconoscere Benefici ai Dipendenti

 

Il welfare bilaterale rappresenta un’opportunità poco sfruttata da molte aziende, soprattutto dalle piccole e medie imprese. Gli enti bilaterali sono organizzazioni finanziate sia dagli imprenditori che  dai lavoratori. In Italia esistono oltre 900 enti bilaterali, che offrono una serie di servizi e rimborsi a disposizione di aziende e di dipendenti.

Purtroppo, molte aziende non sono consapevoli di questi strumenti e non li utilizzano appieno, e  molti dipendenti non richiedono i vantaggi a loro disposizione. Questi enti offrono  vantaggi che spaziano dalla formazione professionale a servizi sanitari e a rimborsi spese, che, se ben sfruttati, possono tradursi in circa 400 euro all’anno per dipendente.

A seconda del settore e delle specifiche casistiche aziendali, il welfare bilaterale può rappresentare una fonte significativa di vantaggi, contribuendo a migliorare il benessere dei lavoratori senza incidere negativamente sul bilancio aziendale. E’ importante  informarsi sulle opportunità previste dal contratto collettivo applicato e come accedere a queste risorse.

 

Metodo Bonus: Welfare Puro, la soluzione per offrire un valore aggiunto ai dipendenti

Il welfare puro rappresenta un altro modo per migliorare il benessere dei dipendenti senza dover aumentare la loro retribuzione o pagare indennità soggette a tassazione. A differenza delle soluzioni precedenti, che prevedono il trasferimento di somme di denaro, il welfare puro offre servizi concreti che l’azienda paga direttamente, senza che i dipendenti ricevano denaro contante.

Un esempio comune di welfare puro è  l’abbonamento in palestra o altri servizi di benessere fisico e mentale. Se un’azienda decide di offrire ai suoi dipendenti l’accesso a una palestra convenzionata o a corsi di yoga, questi benefici non sono tassati come  retribuzione aggiuntiva. L’importante è che i servizi siano finalizzati al miglioramento del  benessere del lavoratore, senza che venga corrisposto un pagamento in denaro.

Questo tipo di welfare è vantaggioso sia per il datore di lavoro, che ottiene una riduzione dei costi fiscali, che per il dipendente, che beneficia di servizi utili senza che questi vengano inclusi nel reddito imponibile. Alcuni esempi di welfare puro includono buoni  per attività ricreative, voucher per corsi di formazione o servizi di assistenza sanitaria integrativa.

Il welfare puro, pur non essendo considerato un compenso in denaro, offre comunque un valore significativo al dipendente,  migliora  la soddisfazione lavorativa e crea un ambiente di lavoro positivo e duraturo.

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